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venerdì 4 gennaio 2019

Per tuo padre

Ciao. Ti sembrerà strano che una moglie, così di punto in bianco, a distanza di tanti anni dall'ultima letterina romantica, senta il bisogno di scriverti, eppure di strano c'è soltanto il non averlo più fatto in questi anni.
Da 14 estati mi rappresenti, e io rappresento te. Da otto anni e mezzo siamo una famiglia, più uniti di prima ma solo su un pezzo di carta che non leggeremo mai. La nostra promessa di amore firmata e archiviata in comune, ti rendi conto?
Più inutile della tesi di fine anno, tutti documenti che segnano passaggi cruciali ma al tempo stesso finiscono dimenticati e mantengono un significato solo simbolico.
Più andiamo avanti negli anni e più ci accorgiamo di quanto sia importante dimostrare anziché mostrare, e spesso è il silenzio a veicolare ogni nostro messaggio, ma alla fine (paradossalmente) è di parole urlate o scritte che si nutrono le nostre emozioni. Le divorano, le fagocitano, sembrano accendersi solo in presenza di una frase da Baci perugina.
Assurdo.
Quattordici anni fa ci siamo scelti in silenzio, e lì le parole non hanno avuto nessun merito. Ci siamo accostati semplicemente l'uno all'altra e abbiamo deciso di prenderci per mano e fare un viaggio insieme. Eccoci qua, quattordici anni dopo.
Otto anni fa è nata la risposta alla domanda che non ti ho fatto spesso, forse perché non ce n'era bisogno.
La cosa più bella di questo viaggio è che io nel frattempo ho imparato a donarti ali, a preparare risotti molto più buoni e a cucinare pensando 'Gli piacerà?'.
Meno possessiva, più leggera, più autonoma, anche se i vasetti dei sottaceti mi mettono a dura prova se non ci sono le tue belle mani ad aprirli.
Quello che mi aspetto dal 2019 è che sia come tutti gli altri meravigliosi, imperfetti anni trascorsi insieme, perché la perfezione appartiene solo alle fiabe, e noi alla fiaba ci avviciniamo comunque anche con due dita di polvere sui mobili, la gatta che semina sassi della lettiera sotto l'albero di Natale, la figliola spettinata e ribelle che fa strani balletti chiusa in camera, pantofole e zainetti in mezzo al salotto e le lenzuola sempre penzoloni giù dal letto.
Ti amo, frase da Baci Perugina ma sempre d'effetto, perché è con queste stupide parole che si costruisce un inizio, ma è con molto altro che si prosegue il cammino.