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mercoledì 7 settembre 2011

Non era solo una "semplice" mastite...

E' il 16 gennaio quando mi accorgo di avere un livido bluastro sul seno sinistro. Mastite, mi dicono. Lì per lì non ci do peso, una mastite è quasi la regola durante l'allattamento, sostengono ostetriche e medici, poi però inizia a sorgermi qualche dubbio: il livido si è lentamente trasformato in un sasso duro e dolente e nel giro di pochi giorni mi viene la febbre a 40, con un impressionante tremore e una debolezza infinita. Pervasa dai brividi, mi misuro costantemente la febbre nella speranza di leggere qualche linea in meno, ma la situazione non cambia, anzi, si aggiungono altre sensazioni a dir poco sgradevoli: mal di testa martellante, rosichìo lungo la spina dorsale, dolore lancinante al braccio sinistro e impossibilità di muovermi. Tento di allungare una mano per versarmi dell'acqua nel bicchiere, ma d'improvviso parte una scossa che si irradia lungo tutto il braccio, e così resto immobile, iniziando a piangere sommessamente per non svegliarti, visto che dormi beata nella tua culla bianca.
Babbo Alessandro è lontano e mai come adesso desidero il suo abbraccio, le sue parole di conforto. Non parla molto tuo padre, è vero, non è mai stato un tipo loquace, ma le poche cose che dice hanno il potere di rasserenarmi quando sono preoccupata per qualcosa. Lo chiamo "il dono dell'amore": quando proviamo un forte sentimento per qualcuno, d'impulso troviamo le parole migliori per comunicare, parole che nemmeno ci saremmo sognati di poter dire, e persino il più taciturno diventa un abile oratore e arriva a toccare le corde del cuore di chi ama. Anche tu, piccola, hai quel dono e non lo sai, per adesso ti esprimi a sguardi e sorrisi casuali, ma un giorno parlerai e capirai cosa intendevo.
Il dolore fisico mi fa vacillare, ma è il pensiero di te e tuo padre a mantenermi dritta in piedi. Non è forse un "dono dell'amore" anche questo?
I giorni passano e la paura che la mastite si sia trasformata in qualcosa di più grave affiora prepotentemente alla mia coscienza. Infatti, la diagnosi è chiara e concisa: è un ascesso mammario e va inciso prima possibile.
Il resto lo racconto in breve: drenaggio chirurgico. Un bravissimo senologo mi ha fatta sdraiare sul lettino dell'ambulatorio e, prendendo una pinza chirurgica, mi ha aperto una breccia nel seno liberandolo dall'infezione. Un intervento un po' brutale, forse, ma efficace. Non mi sono mai sentita tanto leggera. Grazie, grazie e ancora grazie dottore, lei è un santo, vorrei farle un monumento, ma mi assicura che è tutto finito vero? Che non succederà più niente??
"No, signora, deve tornare qua per le medicazioni la prossima settimana e poi vedremo".
Ah. Perfetto.
Nel giro di un paio di settimane l'incubo è cessato e sono tornata a vivere.
"Sono guarita professore?"
"Sì".
All'uscita dalla clinica ho buttato le braccia al collo di Alessandro e sono scoppiata in un pianto dirotto liberatorio. Gioia, gioia immensa. Felicità immersa nel salato, come quando ti ho data alla luce.
Che bello piangere di nuovo di gioia...

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