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venerdì 30 settembre 2011

Il "co-sleeping" dà dipendenza

Da qualche giorno ho ripristinato la modalità "co-sleeping" *, ovvero io e te dormiamo insieme, abbracciate nel morbido lettone. In realtà hai deciso tu, io mi ero già arresa (visto che sei caduta dal letto quattro volte), ma, si sa, tu quando hai un obbiettivo da raggiungere sei ir-re-mo-vi-bi-le: alle due di notte spaccate mi chiami, mugoli "mam-maaaa", ruoti più volte come un pollo sul girarrosto, poi ti alzi in piedi, aggrappata alle sbarre del lettino, mi osservi, valuti il mio grado di sonno, se vedi che è troppo elevato ti accasci piano piano e, da seduta, continui a intonare nenie strazianti per svegliarmi, lanciando di tanto in tanto astute occhiate di sbieco per monitorare la situazione; se invece il livello di sonno è basso e noti che sto ricambiando il tuo sguardo, inizi a piangere e a scuotere le sbarre del lettino per farti prendere in braccio.
Da stratega abilissima quale sei, riesci sempre nel tuo intento.
Il co-sleeping presenta alcuni effetti collaterali e, tra questi, uno in particolare è pericoloso: dà dipendenza.
Il fornitore di co-sleeping (la sottoscritta) soddisfa ogni volta, con successo, la richiesta del fruitore (te), ma finisce anch'esso per entrare nel tunnel della dipendenza e...accadono cose assurde!
Un semplice esempio: stanotte, alle tre, ho sbarrato gli occhi e ho pensato, fissandoti con impazienza: "Chiedimi il co-sleeping...chiedimi il co-sleeping...", ma tu eri nel mondo dei sogni e ti trovavi benissimo nel tuo lettino. Dirai te, "Mamma, ma allora sei scema! Una volta tanto che non ti chiamo e me ne sto per conto mio senza romperti le scatole, mi cerchi lo stesso!"
Effettivamente, non mi capacito di come sia possibile implorare a gran voce una nottata quasi totalmente in bianco quando le premesse sarebbero di dormire finalmente in pace, ma QUI sta la magia dell'amore materno...


* purtroppo il link con la pagina in italiano non esiste, l'ho trovata solo in inglese

martedì 27 settembre 2011

"Tranquilli, sono i denti"

Quando avevi solo tre mesi, eri già piuttosto irrequieta e una notte urlasti per due ore consecutive nel cuore della notte. Io, serafica, consolai i tuoi nonni e tuo padre dicendo:
- Tranquilli, sono i denti, non vedete come si tocca con insistenza le gengive?? Ci siamo!
Verso i cinque mesi passasti un periodino che strillavi tutte le sere alle nove in punto come una gallina spennata e io, serafica, commentavo sempre:
- Tranquilli, sono i denti, a quest'epoca spuntano le prime gemme e i bambini, poveretti, soffrono tantissimo e piangono.
Verso i sette mesi, tuttavia, nemmeno l'ombra di un dente.

Adesso che hai quasi nove mesi la musica è sempre la stessa:

- La bimba ha rotto una ceramica della bisnonna! (Nonno Puma preoccupato)
- Tranquilli, sono i denti....
 
- La bimba sta distruggendo il bagno! (Nonna Laura in procinto di diventare Tina)
- Tranquilli, sono i denti...

- Ahhh, la bimba mi sta facendo lo shampoo con la pappa alle verdure! (Babbo Ale)
- Tranquilli, sono i denti...

- La bimba ha rovesciato tutto il vasetto di yogurt sul pavimento e piange da mezz'ora! (Amici di famiglia capitati - poveri loro! - nel momento sbagliato)
- Inquietudine, rabbia, frustrazione...Tipiche reazioni da denti.

Babbo Ale qualche giorno fa mi ha guardata negli occhi e ha detto:
"Se fossero i denti tutte le volte che lo dici tu, a quest'ora la bimba avrebbe delle zanne lunghe così.".

...COME DARGLI TORTO...

Qualche dubbio sulla descrizione del tuo segno zodiacale

Secondo la descrizione che fanno del tuo segno su questo sito (http://www.astrocartomanti.it/astrologia/zodiaco/capricorno.htm) dovresti essere così:



IL BAMBINO CAPRICORNO

E’ spesso un piccolo sano, riflessivo (????), taciturno (questa poi!), che appare più maturo rispetto alla sua età. Sa organizzare il suo tempo, i suoi giochi e i suoi interessi, senza chiedere aiuto agli adulti e senza ricercare la collaborazione dei compagni (ma se diventi una belva feroce anche se mi assento solo un attimo per girare la pasta!). Anzi, è proprio il caso di spronarlo a inserirsi nella vita di gruppo, perché tenderebbe a starsene troppo per conto suo dato che non gradisce i divertimenti superficiali e le attività chiassose (no, certo, infatti la sera abbiamo tutti le orecchie ovattate per le tue urla) Timido e un po’ ombroso con le persone che non conosce (questo forse sì), si mostra invece piuttosto autoritario quando si è creato una piccola schiera di amici, e ben poco disposto ad accettare le ragioni altrui. (sisi, verissimo, metteresti in riga pure noi adulti) Attento osservatore (VERISSIMO!), pronto alla critica incisiva e al giudizio azzeccato (santo cielo, che giornatine mi si prospettano quando inizierai a parlare...), vuol rendersi conto di ogni cosa (questo sì) e non si lascia blandire con vaghe risposte o una distratta accondiscendenza (perfetto, questa sei te!). Con lui si discute, si ragiona, si analizza in profondità ogni questione e solo quando avrà avuto spiegazioni convincenti per la sua logica si riterrà soddisfatto e pronto a obbedire e applicare gli insegnamenti ricevuti (ohh, finalmente ti hanno descritta bene!).
Ha un grande senso del dovere e una sua disciplina personale (sì, la disciplina della demolizione  rapida della casa), oltre al senso pratico, che lo mettono in grado di cavarsela da sé in ogni situazione. (questo può essere vero) E’ un bambino a cui si possono affidare compiti di una certa responsabilità (tipo spaccare  in terra, con precisione chirurgica, tutte le cose di vetro e porcellana presenti in casa) e chiedere il massimo impegno nello studio, perché ha grande capacità di applicazione (per adesso ti applichi molto bene nel rompere i timpani a tutti). E’ molto attaccato alla famiglia (vero, nei rari momenti in cui stai ferma sei dolce e ami le coccole), anche se non si mostra espansivo (se tu non sei espansiva io sono Camillo Benso conte di Cavour), è molto sensibile alla dolcezza, che lo aiuterà a smussare i lati spigolosi del suo carattere (di dolcezza ne ricevi a valanghe, ma di "smussarti" ancora non ne vuoi sapere).

Vediamo adesso un altro sito (http://www.noimamme.it/Lo-Zodiaco-dei-piccoli/Capricorno.html) che descrive il carattere del bambino Capricorno:
IL CARATTERE
Bimbi calmi, ponderati e riflessivi (!)  , sempre misurati (!!) e discreti (!!!), tendono a rinchiudersi  e ad assumere espressioni serie, quasi avessero il muso (questo sì), ma diventano affascinanti e spontanei quando si sentono in confidenza (vero).
Fin da piccoli hanno uno spiccato senso della responsabilità verso gli altri, come verso se stessi e sono ottimi organizzatori (ti organizzi benissimo nella tua opera di demolizione del salotto).
Sono intuitivi e molto sensibili, ma per pudore nascondono accuratamente i propri sentimenti e si tengono lontani dalle passioni (niente di più falso, tu le tue passioni le esterni e anche parecchio!); nella personalità dei Capricorno c'è qualcosa che ne rallenta e ne modera gli slanci fino a farli apparire timidi e riservati (questo non mi risulta, sarà un lato del carattere molto ben nascosto in te).
A volte possono apparire egoisti per la forte insofferenza verso chi ha punti di vista e opinioni diverse dalla loro (come quando vorremmo vedere la televisione la sera e tu, che non sei della stessa opinione, ti trascini gattonando fino al pulsante per spegnerla), ma, in realtà, non lo sono e anzi sono dotati di grande generosità che li spinge ad aiutare chi soffre (ecco, allora STAI seduta nel tuo box per almeno due minuti così poni fine alle nostre sofferenze).
Questi bimbi non saranno mai superficiali e non prenderanno mai con leggerezza alcun avvenimento della vita.
Hanno un senso del dovere molto sviluppato, sia nella vita privata, sia nell'ambito dei rapporti sociali (menomale,almeno queste ultime cose spero di poterle confermare presto).
Una cosa che aggiungo io è che siete i più tenaci dello zodiaco, e questo lo hai dimostrato soprattutto mentre cercavi di imparare a gattonare; bastava osservarti per notare la tua grande forza di volontà, hai voluto SEMPRE conquistarti tutto da sola, anche gradualmente, ma finché non hai ottenuto ciò che desideri sei tormentata, inquieta, hai gli occhi torbidi e sofferenti. 
Parafrasando Vittorio Alfieri, anche lui - guarda caso - Capricorno (16 gennaio):
"Volli, sempre volli, fortissimamente volli"

lunedì 26 settembre 2011

Bordeggiare pallido e assorto...

Da ieri pomeriggio si è aperta una nuova era: hai iniziato a bordeggiare, ovvero a camminare reggendoti al divano. Il percorso da te stabilito è il seguente: da seduta sul pavimento ti sollevi in piedi, afferri il bordo del divano, ti proietti verso il piede penzolante di tua nonna che guarda la tv, lo acchiappi, facendo perno su esso ti aggrappi all'altra estremità del divano e poi, lanciando il tuo inconfondibile urlo di battaglia "gagaaaaaaaaa", allunghi una mano verso l'alto e cerchi di spazzare via tutte le cose presenti sopra al mobiletto vicino al divano. Dopo la fase "tento di camminare" passi alla fase "inizio a strillare come un'aquila" (tale fase, ahimè, dura per almeno venti minuti), gattoni disperatamente fino al televisore cercando il pulsante per spegnerlo (il pediatra ha previsto che tra un mese ci preparerai le valigie e ci butterai tutti fuori di casa), infine termini lo spettacolo rotolandoti a terra e ridendo a crepapelle (per inciso, adesso sei giù in salotto coi nonni e sei entrata in quest'ultima fase, ti sento ridere come una scimmia, tra non molto ti prenderò io e cercherò di addormentarti prima che tu inizi a diventare idrofoba). 
Lo show serale si svolge sempre di fronte agli occhi attoniti di due nonni stremati e una madre (la sottoscritta) ormai priva di forze. Io ho ormai entrambe le braccia anchilosate, sono tutta graffiata come se mi avessero buttata in mezzo a trecento gatti selvatici con la rabbia, ho gli orari del sonno completamente sballati, la voce roca come Monica Vitti a forza di gridare "Nooo! Là noo, è pericoloso!", però devo dire che non ho mai sperimentato la depressione post-partum (per fortuna!) e non ho neppure mai pensato di passarti sul gas (anche perché sono convinta che, quando andrai all'asilo, tutto cambierà e diventerai un agnellino).
Sei una biscia che sguscia ovunque,sempre in cerca di nuovi pericoli, e ormai in questa casa abbiamo tutti issato bandiera bianca (scommetto che persino la puericultrice del famoso libro "Il linguaggio segreto dei neonati" avrebbe difficoltà a metterti in riga, ma di questo ne parlerò meglio in un altro post...).
Quando ti abbandoni sul mio petto per le coccole e ti addormenti chiudendo quei begli occhi stellati, comunque, sento che il raggiungimento del nirvana non è molto lontano...

La pacifica nonnina si trasforma in...Tina

Nonna Laura di solito è dolcissima con te, ti ricopre di bacetti, ti abbraccia e ti coccola facendo eco ai tuoi miagolii con frasettine tenere e smielate. Per intenderci, è la classica nonnina buona che prepara torte di mele e ha sempre in serbo un gioco nuovo per far divertire la sua nipotina.
La trasformazione avviene quando arriva il momento del tuo sonnellino pomeridiano; tu ti dibatti, non vuoi lasciarti vincere dal sonno e quindi ti imponi di restare sveglia, gattoni per tutto il letto fino a raggiungere il bordo, ma la tua morbosa attrazione per il pericolo non ti frena affatto, con tutte le energie ti arrampichi cercando di saltare dal letto al comodino, gridando "gagaaaaaa", il tuo personale urlo di guerra. Per ben tre volte, da quando sei nata, sei cascata dal letto, ma non ti sei mai fatta niente e perciò, da un po' di tempo, il perverso meccanismo "cado-non mi faccio male-ci riprovo" movimenta quasi tutte le nostre giornate.
Di fronte a questo spettacolo, il rassicurante timbro vocale di nonna Laura si trasforma di colpo in quello spietato e profondo di Tina Lattanzi, la bravissima doppiatrice anni '30 che ha prestato la voce ad attrici del calibro di Greta Garbo e Marlene Dietrich.
C'è da tremare di paura. Provare per credere...
Tina Lattanzi

lunedì 19 settembre 2011

Radar di emozioni

Sin da quando eri un fagiolino nella mia pancia, hai sempre avuto un potere speciale: captare le mie emozioni.
Quando abitavi la mia pancia ti esprimevi a calci e pugni, adesso invece, tramite una rapida occhiata o anche semplicemente avvertendo nell'aria la mia presenza, ti insinui inaspettatamente nella mia mente, la frughi, trovi un pensiero e lo fai tuo, sintonizzandoti immediatamente con i miei sentimenti. Sono felice? Non importa che ti sorrida, tu lo sai già, e gioisci con me. Sono triste, preoccupata? Non importa che ti rivolga uno sguardo cupo, pensieroso, di colpo ti intristisci anche tu persino se siamo in stanze diverse, sorprendendo tutti.
- Guardate la bambina, sembra che abbia capito che la mamma è pensierosa - sussurrano allibiti i nonni, e tu sai che è proprio così, che per prima hai scoperto il mio segreto senza che io ti dicessi niente.
Se ho litigato con qualcuno e la persona che mi ha fatto saltare i nervi cerca di avvicinarti, tu serri le braccia sul petto e non ti fai toccare per nessuna ragione al mondo. Se sono in ottima sintonia con qualcuno, invece, tu lo "senti", capti delle buone vibrazioni nell'aria e quando questa persona cerca di prenderti in braccio sei tutta sorrisi e moine e ti lasci prendere senza la minima esitazione.
Sorprendente, questa magia. Irripetibile. Sei il radar delle mie emozioni.

martedì 13 settembre 2011

La quiete prima della tempesta

Solitamente sei capricciosa e scalmanata, ma possono capitare anche giornate di questo tipo:
Ore 7.00: ti svegli deliziosamente calma, sembri quasi "finta", una bambolina docile, sorridente, un putto preraffaellita che si guarda intorno con aria matura, consapevole. Mi alzo e ti preparo il latte, mentre ancora ti rigiri sussurrando pacati "mam-ma...mam-ma". Ti sollevo dal lettino e ti abbraccio sussurrandoti: "Buongiorno amore, ecco la colazione". Ti attacchi al biberon e mentre sorseggi il tuo latte richiudi piano piano le palpebre. Quando hai finito di succhiare ti appoggio sulla spalla per il ruttino e poi ti adagio delicatamente sul lettino. Tu continui a dormire beata, non ti accorgi di niente. 
Ore 9.30: tesoro mio, quanto hai dormito! Ti cambio il pannolone mentre tu fissi il soffitto con aria pensosa.
Ore 11.00: ti pappi il pranzo in silenzio, composta, non macchi neppure il bavaglio. Dopo nemmeno un'ora, ti riaddormenti.
Ore 15.30: mangi lo yogurt in silenzio, ti lasci vestire senza protestare, ti fai persino pettinare senza un lamento, tanto che penso "Ora le misuro la febbre, questa non è mia figlia".
Ore 16.00: andiamo a fare una passeggiata in piazza, la gente ci incontra, ti scruta con aria incantata, poi guarda me ed esclama: "Che bambina buona! Non è affatto come me l'avevi descritta! Guarda com'è tranquilla nel suo passeggino! Ce ne fossero, di bambine brave così!"
In effetti riescono a convincere pure me, in quel momento: allora è vero, ho messo al mondo un angioletto e non me n'ero accorta!
Ore 19.00: divori la cena continuando a sorridere ed esprimi la tua contentezza emettendo piccoli cinguettii.
Ore 22.30: giunto il momento di coricarti, mi regali un sorriso che mi stende. La notte si preannuncia magnifica, sei un timido cherubino, gli occhi semichiusi, la boccuccia che succhia teneramente il ciuccio. Così, abbracciata a una mia maglietta, sembri davvero il ritratto della quiete.
Sì. La quiete prima della tempesta.
Quando la giornata si svolge così, mai fidarsi: la notte si preannucia da incubo...


domenica 11 settembre 2011

L'infanzia di tua madre

Ebbene sì, anch'io sono stata un fagottino di 9 kg come te.
Lo sguardo espressivo di Ken
All'epoca (ventisei anni fa, che per te equivalgono al Paleozoico), il mio passatempo preferito era staccare la testa a Ken di Barbie - lo reputavo troppo stupido, con quel sorriso inespressivo - e picchiare selvaggiamente la bambola che mi avevano regalato, Margherita, che ripeteva "Mamma, ho fame", "Mi dai la torta al cioccolato che mi piace tanto???". In effetti il mio istinto materno è arrivato molto dopo, prima dei sette anni le bambole le buttavo di sotto dal terrazzo e poi le andavo a riprendere sperando di non trovarle intatte. Non amavo giocare "alle signore", pettinare e vestire le bambole, ma se mi mettevano davanti un foglio e delle matite...ero una bambina realizzata. Disegnavo per ore, mi impiastricciavo di colori, a volte scarabocchiavo anche sui muri (per la gioia di tua nonna).
Purtroppo, ero anche piena di paure: la lettera "E" mi terrorizzava (qualcuno sa spiegarmi la ragione?), feci vendere un flipper bellissimo che adesso sarebbe stato un cimelio prezioso perché mi ero fissata che la contadinella protagonista aveva uno sguardo terrificante quando, in realtà, sorrideva dolcemente (la miopia, se raggiunge livelli molto elevati, fa strani scherzi), e...vuoi sapere la cosa più assurda? Per un anno i tuoi nonni non hanno potuto vedere la pubblicità in tv per timore che apparisse Montesano che all'epoca faceva uno spot dove fingeva di piangere e urlava "Non mi lasciate solooo!" e io credevo che stesse male e gridavo "Mamma aiuto!Quel signole ha la bua!". Ti prego, avvertimi SUBITO se hai problemi alla vista, perché gli "effetti collaterali" della miopia possono essere devastanti.
La mia infanzia, comunque, la ricordo con tenerezza, erano gli anni delle trasmissioni come "Fantastico", "Pronto chi gioca?" e la pubblicità durava VERAMENTE solo un minuto (anche adesso quando la annunciano ti dicono "Un minuto di pubblicità", ma poi va avanti per mezz'ora).
Ricordo i formaggini "Susanna", gli ovetti di cioccolato con la sorpresa...A proposito, sai che il bambino della Kinder si chiama Günter Euringer, ha 40 anni e vive a Monaco? Tu non lo vedrai più sugli ovini Kinder che ti papperai in futuro, perché adesso l'hanno sostituito con un altro bambino altrettanto fotogenico, quindi ti lascio la sua indimenticabile foto entrata nella leggenda:











Non dimenticherò mai i meravigliosi cartoni animati che davano in tv: "Heidi", "Ufo Robot", "Candy Candy", "Kiss me Licia", e tanti tanti altri.
Non voglio che tu ti perda queste delizie, anche se oggi al posto di Ufo Robot ci sono i Gormiti e al posto di Candy Candy ci sono le Winx. I cartoni di oggi hanno una grafica eccezionale, così come i videogiochi, sembra di poter interagire coi personaggi da quanto sono disegnati bene, ma ciò non toglie che per me Mario Bros del Super Nintendo sarà sempre una spanna sopra a qualsivoglia videogioco super-mega-arci-realistico.Mario Bros era un omino fatto di pochi pixel, che doveva vedersela con nemici dalla grafica minimal, accompagnato da una colonna sonora senza fronzoli, simile ad un file midi. Mario sparava col fiore, cresceva col fungo e diventava invulnerabile per pochi secondi con la stella, non gli era concesso altro, eppure non stancava mai.Oggigiorno invece con un videogioco puoi fare di tutto, le scene rappresentate sembrano films che a loro volta sembrano vita reale.
Per quanto mi riguarda, Mario Bros che corre a liberare la principessa ha quel sapore vintage che non teme rivali. Chissà, forse preferisco non confondere troppo la realtà con la finzione...

sabato 10 settembre 2011

Estivill ha figli?

Da qualche giorno sei piuttosto irrequieta e il momento della nanna è problematico, così mi sono documentata sui possibili rimedi: gocce di camomilla (già provate con miseri risultati), ferrea routine vedi videocassetta Disney (sempre la stessa altrimenti non funziona) e metodi consigliati da pediatri famosi.
Un pediatra catalano, Eduard Estivill, ha scritto un libro, "Fate la nanna", dove incita le mamme a procedere in questo modo (i commenti in corsivo sono mie riflessioni):
1) Innanzitutto, creare un rito da ripetere ogni sera (e qui non sbaglia)
2) Mettere il bambino nel letto e uscire subito dalla stanza lasciandolo solo (neppure una carezza che lo accompagni nel mondo dei sogni...bah)
3) Il bambino quasi sicuramente piangerà: ebbene, lasciatelo fare, si deve sfogare. Orologio alla mano, contate tre minuti di tempo (non è la partenza dello Shuttle!), poi rientrate e uscite di nuovo dalla stanza.
4) Il bambino vi vede uscire e scoppia di nuovo a piangere: stavolta non consideratelo per 5 minuti, fatelo piangere e poi rientrate, ditegli che va tutto bene anche se ha vomitato tutta la pappa - in tal caso pulite in silenzio continuando a ripetere che va tutto benissimo - (COSA?!?E che sono, un robot domestico??) e rassicuratelo SENZA MAI PRENDERLO IN BRACCIO(eh, capisco...sarebbe un reato troppo grosso aver voglia di stringere a sé il proprio figlio se ha pianto e vomitato come un posseduto).
5) Allungare sempre di più i tempi tra pianto del bambino e arrivo della madre (la tortura altrimenti non è abbastanza efficace...deve sudarsela, il marmocchio, l'attenzione della mamma)
6) Dopo cinque o sei volte, il bambino capisce che piangere non serve a niente e, rassegnato, inizia a dormire.

Alcune mamme decantano questo metodo come l'unico valido: può darsi, sì, ma per me un minuto del tuo pianto è un'infinità, scatta subito la voglia di prenderti in braccio e coccolarti. Se poi tra le lacrime dici "mam-ma" come è successo ieri...ma chi ce la fa più a lasciarti sola.

venerdì 9 settembre 2011

BIANCANEVE E I SETTE NANI: MA...PERCHE’ IO NE HO VISTO ANCHE UN OTTAVO??

Da un mese, durante il pomeriggio, ti addormenti soltanto di fronte al cartone animato di Biancaneve.
La routine è giusta e necessaria in certi casi, lo dicono tutti, chiunque è concorde con la teoria che con i bambini “repetita iuvant”, e io...mi sono attrezzata: registratore, telecomando, videocassetta VHS ormai usurata ma sempre godibile.
Ogni pomeriggio è all'insegna della Disney.
Il cartone animato di Biancaneve è un classico degli anni ’30, ispirato alla fiaba dei Fratelli Grimm. La storia tutti la conosciamo: Biancaneve è una deliziosa principessa che vive con una matrigna che probabilmente non ha molti interessi nella vita, se il suo unico passatempo è quello di preparare mele avvelenate e consultare lo specchio magico per farsi gli affari degli altri (non esisteva ancora Facebook, altrimenti avrebbe usato quello).
Biancaneve è bella, dai modi gentili, ma con il QI di una cimice (non me ne vogliano le cimici). Quando arriva la matrigna trasformata in vecchietta lei non pensa neppure per un istante che ci possa essere una trappola, apre la porta sorridente e la fa entrare! Non è tutto; pochissimi giorni prima Brontolo (il nano misogino che pensa che tutte le donne siano perfide) la aveva avvertita che correvano voci strane sul conto della matrigna:  "Attenzione, è maestra di magia nera! Riesce persino a rendersi invisibile!".
Ora, nella casetta dei sette nani non ci capitava più un cane da non si sa quanti anni, un mattino arriva una vecchietta che vuole a tutti i costi rifilarle una mela...possibile che a Biancaneve non sia venuto il sospetto che ci potesse essere un pericolo in agguato??
Alla fine del cartone animato, poi, ci sono rimasta veramente male (da piccola non avevo notato niente): arriva il principe, bacia Biancaneve, lei si sveglia, monta sul cavallo bianco, fa un tiepido saluto ai nani e se ne va. Mah. Poveri nani, si sono sbattuti per farti una bara di cristallo e ti hanno vegliata giorno e notte per non si sa quanto (nelle fiabe il tempo trascorso è sempre un'incognita)...potresti essere anche un minimo riconoscente, visto che vai a vivere in un castello e non in un tugurio: porta con te anche loro!
La cosa che mi preoccupa di più, comunque, è un'altra: dopo cinquanta visioni del film, comincio ad avere le allucinazioni. Prima notavo solo i personaggi principali, il castello, il bosco, la casetta dei nani e gli animali della foresta, adesso so perfettamente di che colore è il cappello di ogni nano, le battute di ogni personaggio almeno fino a metà film, non riesco più a togliermi dalla testa la colonna sonora, e sono arrivata a vedere persino un ottavo nanerottolo che ogni tanto fa capolino da un cespuglio. Credo che tra non molto passeremo alla Sirenetta, sperando di non vedere sedici tentacoli a Ursula. 



Parasomnia Activity

Il ritorno settimanale di tuo padre è momento di grande felicità per tutti noi, tu lo accogli con gridolini estatici, io lo abbraccio con vigore fino a stritolarlo. Tutto sembra un bellissimo sogno, la giornata e la serata volano via tra risate, babbo ti tiene sulle ginocchia e io mi siedo di fronte a lui lasciandogli tutta la libertà di coccololarti e baciarti fino a "toglierti il colore dalle guance", lui racconta di TAC e risonanze, sale d'attesa pullulanti di pazienti, sere buie di sconforto dominate dalla nostalgia,  io di pappe spiaccicate, capricci, ciucci scaraventati per aria con ferocia da una piccola ribelle (chissà a chi mi riferisco!) e poi, tra uno sbadiglio e un altro, andiamo a dormire.
Dal momento in cui siamo sotto le lenzuola...inizia l'incubo.
Devi sapere che tuo padre parla nel sonno, ma non dice cose sensate, non segue un filo logico. Il suo disturbo è collocabile tra il sonnambulismo e il sonniloquio, ma mentre il sonnambulo si alza dal letto, scende le scale, apre il frigo, si fa un panino con il prosciutto, se lo mangia e poi se ne torna dove era prima, la persona affetta da sonniloquio parla, racconta i suoi sogni con un linguaggio incomprensibile, fatto di borbottii, parole strascicate, biascichii, risate improvvise seguite da silenzi...uno show notturno da far impallidire i più grandi maestri del terrore. Ci manca solo il ghigno malefico e poi uno è pronto per girare il remake di "Shining".
Per renderti conto di che tipo di frasi pronuncia solitamente tuo padre nel sonno, potresti digitare a caso sulla tastiera per cinque secondi e poi rileggere il tutto. E non sto esagerando.
Raramente capita di riuscire a capire quello che ha detto, e allora sono risate assicurate.
Le perle notturne di tuo padre rimaste nella storia sono le seguenti:
1) "Non mi ripeti, è inutile" (rivolto a me mentre cercavo, con sottile perfidia, di registrarlo: un insulto alla sintassi)
2) "Vuoto e compìto" (a tutt'oggi non interpretabile)
3) "Facevi il sugo" (mi immaginava forse in cucina alle tre di notte?)
4) "La bambina corre qua accanto a me" (certo, certo, non gattonavi ancora e già lui ti vedeva correre...)

Avrai capito che ti aspettano notti in cui non servirà prendere a noleggio un film, il cinema lo potrai avere di fronte ai tuoi occhi, a casa tua..."Parasomnia Activity"!

giovedì 8 settembre 2011

Jessica Rabbit e i macchiaioli


Eri una piccola cosina rosa tutta infagottata nelle tue tutine, adesso sei una peste di otto mesi. Lanci degli urli improvvisi da lacerare i timpani, gattoni per tutta la casa sogghignando felice, strisciando sempre in direzione di qualche spigolo, a volte prendi la rincorsa per acciuffare qualche pupazzo che ti aspetta fiducioso sul pavimento e io non ti perdo d'occhio nemmeno per un istante, un attimo solo di distrazione e ti vedrei spiaccicata sulla parete a lasciare la sagoma come Willy il Coyote. Il momento della pappa, poi, ricalca fedelmente l’estro dei macchiaioli:

“Secondo i teorici, l'arte di questi pittori, consisteva: "nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri".
In effetti il colore è, per l'individuo, l'unico modo di entrare in contatto con la realtà, che dovrà, per i macchiaioli, essere restituita nel quadro come una composizione a macchie.”
(http://www.settemuse.it/arte/corrente_macchiaioli.htm)

Per la gioia della nonna soprattutto, tu spesso desideri “entrare in contatto con la realtà” all’ora della pappa, e le tue composizioni sono variegate e creano un meraviglioso effetto “rilievo” sul tavolo del salotto. La tempera “crema multicereali mescolata al brodo vegetale” si deposita anche sulle pareti della cucina e tu, da brava pittrice, afferri il tuo pennello (il cucchiaio in silicone) e lo intingi nella tempera ancora calda, ricca di elementi ad altà viscosità che non si staccano dal muro neppure con lo scalpello. Talvolta, per creare forme ancora più astratte, al posto del cucchiaio-pennello utilizzi direttamente le mani, come fece anche il celebre Tiziano Vecellio in alcune sue opere.
Il genio della tua tecnica pittorica consiste in questo, nell’impasto : un’amalgama carota-zucchino-patata-pomodoro mixata a un sottile velo di parmigiano che crea la condensa necessaria, il tutto tenuto ben compatto da una punta d’olio extravergine d’oliva.

Ma parlare delle tue prodezze in un solo post significherebbe passare la giornata intera a scrivere, quindi per oggi il tema è stato questo: l’ora della pappa e la tua “ars pittorica”.

Pollock (a volte le tue "opere" mi ricordano anche lui)

"Che bambina vivace!" 
"E' una furbetta, quella"
"Mamma mia che energia!"

Alla gente piace utilizzare generosissimi eufemismi, la realtà è che sei un terremoto, ma quando sorridi nessuno può più resisterti, sei ben consapevole di poter ottenere tutto ciò che vuoi grazie a quel tenero musetto e a quegli occhi profondi dalle lunghe ciglia che sbatti ritmicamente come una seduttrice consumata. Ti fa un baffo Jessica Rabbit, a te, hai tutti gli uomini della famiglia ai tuoi piedi, tuo nonno è ormai irrimediabilmente (ma chi se ne frega,poi, di cercare rimedio a una cosa così bella??) pazzo di te, tuo padre si consuma di nostalgia e fa il conto alla rovescia dei giorni che mancano per tornare a casa, tu sai di suscitare tutte queste emozioni e te la ridi, fiera di essere così tanto amata.

poesia per te

E' notte
e in quest'angolo spoglio di luce
come un sole in anticipo
sorge il tuo sorriso

mercoledì 7 settembre 2011

Non era solo una "semplice" mastite...

E' il 16 gennaio quando mi accorgo di avere un livido bluastro sul seno sinistro. Mastite, mi dicono. Lì per lì non ci do peso, una mastite è quasi la regola durante l'allattamento, sostengono ostetriche e medici, poi però inizia a sorgermi qualche dubbio: il livido si è lentamente trasformato in un sasso duro e dolente e nel giro di pochi giorni mi viene la febbre a 40, con un impressionante tremore e una debolezza infinita. Pervasa dai brividi, mi misuro costantemente la febbre nella speranza di leggere qualche linea in meno, ma la situazione non cambia, anzi, si aggiungono altre sensazioni a dir poco sgradevoli: mal di testa martellante, rosichìo lungo la spina dorsale, dolore lancinante al braccio sinistro e impossibilità di muovermi. Tento di allungare una mano per versarmi dell'acqua nel bicchiere, ma d'improvviso parte una scossa che si irradia lungo tutto il braccio, e così resto immobile, iniziando a piangere sommessamente per non svegliarti, visto che dormi beata nella tua culla bianca.
Babbo Alessandro è lontano e mai come adesso desidero il suo abbraccio, le sue parole di conforto. Non parla molto tuo padre, è vero, non è mai stato un tipo loquace, ma le poche cose che dice hanno il potere di rasserenarmi quando sono preoccupata per qualcosa. Lo chiamo "il dono dell'amore": quando proviamo un forte sentimento per qualcuno, d'impulso troviamo le parole migliori per comunicare, parole che nemmeno ci saremmo sognati di poter dire, e persino il più taciturno diventa un abile oratore e arriva a toccare le corde del cuore di chi ama. Anche tu, piccola, hai quel dono e non lo sai, per adesso ti esprimi a sguardi e sorrisi casuali, ma un giorno parlerai e capirai cosa intendevo.
Il dolore fisico mi fa vacillare, ma è il pensiero di te e tuo padre a mantenermi dritta in piedi. Non è forse un "dono dell'amore" anche questo?
I giorni passano e la paura che la mastite si sia trasformata in qualcosa di più grave affiora prepotentemente alla mia coscienza. Infatti, la diagnosi è chiara e concisa: è un ascesso mammario e va inciso prima possibile.
Il resto lo racconto in breve: drenaggio chirurgico. Un bravissimo senologo mi ha fatta sdraiare sul lettino dell'ambulatorio e, prendendo una pinza chirurgica, mi ha aperto una breccia nel seno liberandolo dall'infezione. Un intervento un po' brutale, forse, ma efficace. Non mi sono mai sentita tanto leggera. Grazie, grazie e ancora grazie dottore, lei è un santo, vorrei farle un monumento, ma mi assicura che è tutto finito vero? Che non succederà più niente??
"No, signora, deve tornare qua per le medicazioni la prossima settimana e poi vedremo".
Ah. Perfetto.
Nel giro di un paio di settimane l'incubo è cessato e sono tornata a vivere.
"Sono guarita professore?"
"Sì".
All'uscita dalla clinica ho buttato le braccia al collo di Alessandro e sono scoppiata in un pianto dirotto liberatorio. Gioia, gioia immensa. Felicità immersa nel salato, come quando ti ho data alla luce.
Che bello piangere di nuovo di gioia...

quel 13 gennaio

Ebbene sì, tuo padre deve già salutarti. Non hai nemmeno un mese, che dico un mese, neppure quindici giorni, ma le valigie sono accatastate sulla porta e aspettano di essere caricate in macchina.
In quanto a me, tengo gli occhi bassi e aspetto che l'ondata di tristezza mi travolga e spazzi via il fantastico sogno di me, te e babbo uniti come nella famiglia del Mulino Bianco, con babbo sorridente che si catapulta giù per le scale e ci raggiunge a tavola per la colazione, poi ti prende in braccio, mi bacia sulla fronte ed esclama energico "Vado a lavoro, ci vediamo stasera tesori miei!". Le famiglie "Mulino Bianco" non devono vedersela con problemi di distanza, nervosismo quotidiano, per loro tutto è motivo di allegria, non si separano mai per mesi e mesi, non devono usare la webcam per scambiarsi un sorriso o un bacio, le famiglie "Mulino Bianco" sono maledettamente fortunate e niente turba il loro perfetto equilibrio domestico.
Il 13 gennaio 2011 non ho versato una lacrima vedendo uscire dalla porta tuo padre, perché nei giorni precedenti avevo già consumato un'intera confezione di fazzoletti; ormai, dopo la disperazione iniziale, ero passata alla fase della rassegnazione: è andata così. Il lavoro, oggi come ieri, porta lontano, smembra le famiglie, ma noi ce la faremo, affronteremo tutto con pazienza e con amore, il sentimento che ci lega è forte, non crollerà certo per questo...Sì, amore, ce la faremo, e dopo la famiglia del Mulino Bianco ci farà sorridere, almeno noi potremo dire di essercela sudata, quella felicità che loro trasudano da ogni poro, e la soddisfazione sarà massima.

"Se anche solo desideri essere accanto a qualcuno che ami, ci sei già". Richard Bach  
COME SEMPRE TUE, MAMMA E PATI.

martedì 6 settembre 2011

Il tuo arrivo (3 gennaio 2011)

"Signora, le consiglierei di fare il cesareo".
Una doccia fredda che mi coglie impreparata, tremebonda. Con le mani mi aggrappo saldamente alle sbarre del lettino dove sto effettuando i monitoraggi. La sensazione di freddo che ricevo mi innervosisce ancora di più, perciò tolgo le mani e le poso sul pancione tondo. Tu, piccola, scalci e strisci verso le costole.
Adesso dovrei rispondere "sì" o "no". Perché le parole non escono?? Ho come l'impressione di trovarmi davanti ad una commissione spazientita che sta per giudicare il mio esame orale totalmente insufficiente.
Niente, nemmeno una sillaba. Salivazione azzerata, nausea e una morsa alla gola.
"Signora, basta che decida alla svelta, così prepariamo la sala".
Decidere...Svelta...Sala. Per loro un sì o un no equivale a stendere o meno un nuovo telo sterile, magari fosse così anche per me.
"Signora, è più di un'ora che la dilatazione rimane invariata, inoltre il battito sta rallentando...non vorremmo ci fosse sofferenza fetale."
SOFFERENZA FETALE. Bastava dire quelle due parole! L'immagine del tuo cuoricino in difficoltà mi trasforma di colpo in una leonessa, pronta a sbranare il dolore e la paura.
"Fatemi il cesareo!" mi sorprendo ad esclamare.
Sarei ipocrita a dire "E' così che mi sono sempre immaginata il mio parto", ma niente è mai stato (e mai sarà) più forte e ostinato della voglia di proteggerti, amore mio.
Eccoci dunque al momento cruciale. Mi preparano per l'intervento: cuffietta, depilazione, calze antitrombo (si chiamano proprio così, e vedendole uno si rende conto che il doppio senso è più che giustificato) e altri piccoli dettagli che mi sono persa, troppo impegnata com'ero ad asciugare le lacrime che, in silenzio, mi rigavano il viso.
E così tra poco ci vediamo, piccola mia...Ma sarai, poi, una bambina, oppure mi ritroverò a dover cambiare colore al fiocco appeso alla porta?? Non saresti certo il primo equivoco nella storia delle nascite!
"Tra pochissimo la sala è pronta" annuncia il dottore con tono leggermente assonnato. Come biasimarlo, sono quasi le quattro del mattino. Sbadiglio anch'io, adesso finalmente mi sento al sicuro.

Sala operatoria. Una corsa contro il tempo. Luci, risate, voci, suoni di macchinari accesi. Fuori è buio pesto, ma all'interno della stanza dove vengo trasportata in tutta velocità sembra di colpo giorno.
Gli anestesisti scherzano tra di loro, parlano della fila alle casse al supermercato, della settimana bianca, "Hai visto che ressa la domenica nei centri commerciali?", "Qualcuno ha perso la penna?", "Ho scattato certe foto meravigliose quest'anno, in montagna!", "Mi passi il bisturi per favore?"...
Si passano gli strumenti e le garze dicendo "Dammi il 6B" o cose simili. Sono anestetizzata dalla pancia in giù, tagliano come nel burro e non sento niente, rido e piango insieme, tremo, l'unico pensiero che mi assilla è questo: TRA POCO TI VEDRO'. Ti ho a lungo sognata, agognata, idealizzata; chissà come sarai...
Pochi minuti, poi sento uno strattone ed esplode il tuo pianto cristallino.
Sei nata, ore 4:15. Il tuo pianto fa subito scoppiare in lacrime anche me. Ti passano sopra la mia testa per un bacio furtivo, poi ti vedo sparire nella stanza di fronte per la visita pediatrica.
"Quanti capelli!", "Com'è bella", "Sembra una pesca", cinguettano garrule le ostetriche.
Mentre richiudono la ferita con i punti deliro, farfuglio ripetutamente "Amore, sei qua...", "Finalmente ti ho vista, tesoro mio".

BENVENUTA, LUCE DEI MIEI OCCHI.