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martedì 31 gennaio 2012

Nobel per la Pace

Il primo prototipo di ciuccio in gomma fu brevettato nella prima metà dell’Ottocento circa

Il ciuccio, detto anche "succhietto", "tettarella", oppure "aiutante magico dei genitori con alle spalle tre ore scarse di sonno", è sicuramente frutto di una mente geniale (sfido qualsiasi genitore a pensare il contrario).
Dovunque vada, c'è un padre o una madre subito pronto ad esclamare, gli occhi alzati al cielo "Ooooh, il ciuccio, benedetto sia chi l'ha inventato", "Se non ci fosse il ciuccio, chi dormirebbe più la notte?", "Santo ciuccio" e così via, in un crescendo di entusiasmo.
Tu, avendo potuto "prendere il seno" per un mese soltanto, sei legatissima al ciuccio, ma in modo responsabile: decidi infatti, in completa autonomia, quando usarlo e quando invece toglierlo per poi magari riprenderlo dopo un paio di ore. Il ciuccio è la tua valvola di sfogo: lo mordi nervosamente, quasi a volerlo staccare a pezzi, quando stai mettendo un nuovo dentino (si può riscontrare, in questo frangente, una copiosa salivazione stile Boxer e l'emissione prolungata della consonante "m" come ad intonare una litania), oppure può diventare il tuo alleato quando non hai voglia di comunicare col resto del mondo e desideri isolarti come un vecchio eremita per abbandonarti lentamente tra le braccia di Morfeo (in questo caso si verificano le seguenti condizioni: insolito silenzio, sguardo fisso verso il basso, corrucciato, immobilità preoccupante e, talvolta, vocalizzi "ad libitum sfumando").
Altri utilizzi del tuo amato ciuccio non mi vengono in mente adesso, ma una cosa è certa: grazie a quel piccolo oggetto di gomma, anche i poveri genitori usurati dalla stanchezza e dallo stress tornano per un momento a respirare.
E allora, come ha saggiamente suggerito tuo padre, l'inventore del ciuccio merita un premio speciale:
il Nobel per la...Pace.

sabato 28 gennaio 2012

Un Carnevale di tanti anni fa...

C'era una volta una bambina di sette anni sottile come un grissino, i capelli castani lisci lunghi fino al sedere e un paio di enormi occhiali rosa con lenti spesse come il fondo di un bicchiere.
Una domenica pomeriggio, la piccola spilungona convinse suo padre a portarla alla festa di Carnevale che si teneva ogni anno, puntualmente, in una frazione della loro città.
- Dai, babbino, ci sono tantissimi bambini in maschera, mi hanno raccontato a scuola che è una festa divertentissima! Ho già deciso che, se mi porti, mi vesto da Principessa delle Nevi, sai il costume che ho indossato per la festa di classe martedì??
- D'accordo, Minzi (questo il buffo soprannome della bambina). Preparati pure che ti porto.
La bambina, raggiante, schioccò un bacio sulla guancia del padre e corse a cambiarsi. In un quarto d'ora, era pronta. Scese le scale e, facendo una giravolta su sé stessa, si mostrò ai genitori.
- Quanto trucco ti sei data sugli occhi!?! - esclamò il padre. 
- Dai, è Carnevale! - intervenne la mamma, gettando un'occhiata di ammirazione a sua figlia.
- Mh, va bene. Andiamo.
In breve arrivarono alla festa e il padre, tenendo saldamente per il braccio la sua bambina, si fece spazio tra il groviglio di persone urlanti; la strada era gremita di gente, c'erano tantissimi bambini accompagnati dai genitori e ogni bimbo aveva una maschera diversa.
- Guarda, un carro! - esclamò la bambina.
- Secondo me qui c'è troppo caos - bofonchiò il padre scuotendo la testa - e qualcuno finirà per beccarsi una gomitata nelle costole o qualche scherzo stupido. Siamo appiccicati come le sardine!
In quell'istante, li raggiunse un marmocchio vestito da Gabibbo e, cogliendo la bambina alla sprovvista, le schizzò tutto il vestito di schiuma spray, infierendo infine sui lunghi capelli.
- AHHHHH!! I miei capelli! Forse ho anche della schiuma in un occhio! - strillò la bambina portandosi le mani al viso.
- Cosa ti dicevo poco fa? C'è sempre qualche mascalzone che deve divertirsi a rompere le scatole alla gente! Ma io mi domando...chi sono i suoi genitori?? 
Il padre, incavolato, tirò la figlia per un braccio e si spostò verso il bordo della strada.
Il piccolo delinquente vestito da Gabibbo montò sul carro urlando e ridendo sguaiatamente come se avesse appena vinto al Superenalotto.

Questa è la storia di come tuo padre, un piccolo Gabibbo rompiscatole, ha conosciuto tua madre, una dolce ed elegante Principessa delle Nevi. In quell'occasione, però, tua madre non ha potuto vedere in volto colui che sarebbe poi diventato il suo sposo, né tuo padre ha potuto riconoscere la sua futura moglie.
E allora, ti chiederai, come faccio a sapere se era davvero babbo, quel bambino dispettoso?

E qui occorre una nuova digressione...

Carnevale 2005. Due innamorati al primo anno di fidanzamento escono a cena fuori.
- E anche quest'anno è arrivato il Carnevale...- sorride lui, guardando negli occhi la sua amata.
- Già. Mi ricordo quando ero bambina, che andavo alla festa del paese...Un anno mi vestii da Principessa delle Nevi, e trovai un bimbo cretino che mi schizzò di schiuma spray il vestito e tutti i capelli...
- Oh.
- Era vestito da Gabibbo, mi ricordo. Un tale deficiente...
- Hahahhahahaha!!!! Ihihihihi!
- Che c'è da ridere così?
- Rido perché adesso con quel deficiente ci sei fidanzata da un anno! Hahahahaha!
- Non vorrai dirmi che...che...NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!


E qui finisce la seconda digressione.
Morale della favola: ci si conosce odiandoci, ci si ritrova amandoci. :)

martedì 24 gennaio 2012

Ogni cosa al suo posto

Spenta da nemmeno un mese la tua prima candelina, ieri mattina ti sei alzata con un'idea fissa in testa: renderti utile in casa.
Carica di entusiasmo e buoni propositi, ti sei alzata e hai inaugurato il tuo progetto di "assistenza agli anziani" prendendo le pantofole di nonno Puma e mettendole davanti alla porta. La stessa cosa l'hai fatta con le ciabatte di nonna Laura, e infine con quelle di babbo Ale, ventottenne decrepito e pieno di acciacchi, secondo il tuo punto di vista. Infine, sorridendomi, hai pensato: "Un momento: anche mamma ha nientepopodimeno che ventisette anni, a quell'età una donna è già una povera vecchietta che necessita di continue attenzioni da parte della prole! Già ho iniziato a prendermi cura di lei imboccandola a tavola, ma...non è sufficiente. Devo aiutarla anche nelle faccende di casa, altrimenti non mi sentirò a posto con la coscienza. Coraggio, rimbocchiamoci le maniche, da dove si comincia??".
Per tutto il giorno, quindi, hai rimesso al suo posto ogni oggetto che ti è capitato sotto gli occhi, compreso il tuo pannolone sporco, che hai prontamente gettato nell'apposito cestino.
A metà pomeriggio la casa aveva già un nuovo aspetto: il tuo progetto di assistenza agli anziani ha dato i suoi frutti.

lunedì 23 gennaio 2012

Metti un pomeriggio all'IKEA...

Giovedì scorso siamo stati all'IKEA, tutti insieme: io, babbo Ale, tu, nonno Puma e nonna Laura.
La giornata degli italiani all'IKEA è meglio di un film comico: si inizia facendo incetta di matitine. Non si capisce perché, ma quelle matite corte e appuntite finiscono sempre per riempire borse, borsette, tasche di giubbotti, zainetti, sono come il miele per le api, l'italiano medio se ne imbosca in tutti gli anfratti almeno una decina (vedo già i lettori di questo blog annuire ridacchiando...).
Ingordi di matitine, ne nascondiamo senza pudore un mazzetto in tasca e ne scegliamo una che ci servirà a prendere appunti sui vari prodotti. E proprio sui nomi dei mobili IKEA ci sarebbe da scrivere un romanzo: la poltrona STORSELE ti fa venir in mente che, se la comprerai, ti storcerà la schiena; il lettino per bambini MAMMUT, a dispetto del nome imperioso, è un lettino minuscolo e schiacciato; la scrivania JERKER per un inglese sarà motivo di risatine maliziose; un bambino che nota un pupazzo, va dall'assistente, chiede il nome del giocattolo e quella le risponde con tono metallico "BARNSLIG ULVEN", novantanove su cento assume un'aria terrorizzata e decide di rimetterlo immediatamente sullo scaffale dove l'ha trovato; se uno dice "Ho montato il dispenser per lavello RINGSKAR", l'interlocutore potrebbe pensare più facilmente al batterista dei Beatles che a un rubinetto per distribuire il detersivo.
Tuttavia, anche se certi nomi IKEA possono ricordare il "linguaggio nero" dei servi di Mordor de "Il Signore degli Anelli", c'è della creatività notevole dietro a tutto questo.
La nomenclatura dei prodotti IKEA è un vero e proprio corso di lingua svedese e...non solo! Ci sono riferimenti anche al danese, al finlandese e al norvegese. Non avrei mai creduto che ogni nome del prodotto fosse collegato a un'area linguistica specifica, e invece con grande sorpresa ho scoperto che wikipedia, alla voce "IKEA", spiega in dettaglio l'origine di ogni nome.

La seguente fonte è tratta da  http://it.wikipedia.org/wiki/IKEA

La parola IKEA è un acronimo: IK dal nome di Ingvar Kamprad, fondatore dell'azienda; E da Elmtaryd, l'antico nome di Älmtaryd, il villaggio dello Småland dove Kamprad nacque; A da Agunnaryd, il tätort (località) dove visse.

Nomi dei prodotti [modifica]

I prodotti IKEA sono identificati da un solo termine. Molti di questi termini sono propri della lingua svedese. Sebbene ci siano delle eccezioni, molti nomi dei prodotti sono basati su uno speciale sistema di nominazione sviluppato da IKEA.
  • Divani, tavolini, scaffali: Toponimi svedesi
  • Letti, guardaroba: Toponimi norvegesi
  • Tavoli da pranzo e sedie: Toponimi finlandesi
  • Tappeti: Toponimi danesi
  • Librerie: Professioni
  • Articoli per il bagno: Fiumi, laghi e baie scandinave
  • Cucine: Termini grammaticali
  • Sedie, scrivanie: Nomi maschili
  • Tende: Nomi femminili
  • Arredamenti per il giardino: Isole svedesi
  • Illuminazione: Termini relativi alla musica, chimica, meteorologia, unità di misura, stagioni, mesi, giorni, imbarcazioni
  • Biancheria da letto, coperte, cuscini: Fiori, piante, pietre preziose; termini relativi al dormire, comfort
  • Articoli per bambini: Mammiferi, uccelli, aggettivi
  • Tendaggi: Termini matematici e geometrici
  • Utensili da cucina: Parole straniere, spezie, erbe, pesci, funghi, funzioni, frutta, verdure, aggettivi
  • Scatole, quadri, orologi, cornici: Espressioni della lingua parlata, toponimi svedesi
Per esempio, DUKTIG (significa: Buono) è una linea di giochi per bambini, OSLO è un letto, JERKER (nome maschile svedese) è una scrivania, DINERA (significa: pranzare) per stoviglie. Una serie di mobili da ufficio è chiamata EFFEKTIV (significa: Efficiente), SKÄRPT (significa: Affilato) è una serie di coltelli da cucina.
Fa eccezione il sistema modulare di scaffali IVAR, che risale ai primi anni '70 e porta il nome del designer che l'ha inventato.
Il fondatore Ingvar Kamprad, che è dislessico, decise di nominare i mobili con parole e nomi propri piuttosto che codici o sigle rendendo i nomi dei vari prodotti più facili da ricordare.



Da laureata in Lingue Straniere non posso che esclamare: geniale, questo signor Kamprad!

mercoledì 18 gennaio 2012

L'invasione di Hello Kitty

Prima di diventare madre la conoscevo solo per sentito dire e qualche rara volta la vedevo di sfuggita nei negozi di giocattoli per bambini o sulle magliette delle adolescenti.
Se per caso una ragazzina mi chiedeva, sognante "Conosci Hello Kitty??", io rispondevo, storcendo il naso "Ma chi, quella gatta senza bocca e con una testa larga e grossa come un televisore? No, l'ho vista due o tre volte, ma mi fa orrore".
Qualcuno mi aveva avvisata:
- Vedrai, vedrai quando nascerà la bambina! Quella gatta con un occhio a Genova e uno a Ravenna te la ritroverai OVUNQUE!
Ebbene, la profezia si è avverata: tu, mia figlia, hai appena spento la prima candelina e già sei una fan accanita di Hello Kitty. Tutto inizia una mattina, di fronte al cartone animato "Il teatrino delle fiabe di Hello Kitty", trasmesso da "Cartoonito". Colpo di fulmine: dopo il primo sguardo, già senti di amarla. La lovestory continua nel tempo, diventi sempre più Kitty-dipendente.
Per placare le tue ire, conoscendo il rapido effetto calmante che esercita su di te la "gatta senza bocca" ti abbiamo comprato, nell'ordine:
1) Costruzioni colorate per creare, a piacere, abitazioni per Hello Kitty (è inimmaginabile l'entusiasmo dei genitori mentre danno vita alla casa delle vacanze di Hello Kitty, una torre di cinque pezzi con l'immagine di un ananas da attaccare sulla porta)
2) DVD di Hello Kitty con le sue storie natalizie avvincenti quanto l'accoppiamento dei canarini su "National Geographic"
3) Pupazzo media grandezza con le sue sembianze
4) Pupazzo maxi più alto di te che faceva parte dell'allestimento di una cameretta del Mercatone Uno (la cassiera mi ha guardata subito con compassione quando sono arrivata con un pupazzo che a malapena stava dentro il carrello, ma se ha figlie femmine sono certa che non si sarà stupita più di tanto.)
5) Costume da Carnevale di Hello Kitty

Insomma, una vera e propria invasione.
Tuttavia, devo confessarti che anch'io sto cadendo poco a poco vittima della dolcezza di quella gatta dagli occhi distanti e spaventati. Del resto, per me, ciò che ami tu acquista immediatamente più fascino.

sabato 14 gennaio 2012

Pomodori rossi spappolati

Lasciarti incustodita per una frazione di secondo può rivelarsi un errore madornale.
Qualche giorno fa, per esempio, la nonna è tornata dal supermercato reggendo la borsa della spesa.
Tu, guardando il sacchetto con libidine, hai tentato di afferrarlo, ma la nonna ha fatto un passo indietro esclamando: "No, Pati, questo lascialo stare, ci sono alcune cose che possono rompersi!". Vedendo il caso tinto, ho preso il sacchetto della spesa e, entrata in cucina, l'ho appoggiato sul pavimento.
INCAUTA!
Beh, mica potevo prevedere, ma tu...tu sai sorprendere in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento qualsivoglia essere umano, è la tua dote naturale.
Mentre noi adulti, ignari, chiaccheravamo amabilmente in salotto, hai attraversato in punta di piedi la stanza e ti sei trasferita in cucina; qui, lontana da occhi indiscreti, hai messo a punto il tuo progetto malavitoso.
- Dov'è finita la Pati?  - mi sono chiesta, avvertendo una calma insolita nell'aria. Conoscendo la tua passione per il gioco del nascondino, tuttavia, non mi sono preoccupata più di tanto: starà per fare capolino da qualche divano, ho pensato.
Quando però, alzandomi, mi sono accorta che in salotto di te non c'era più traccia, mi è tornato in mente l'episodio di qualche mese fa, quando tentasti di salire le scale e ti riagguantai per un pelo.
L'istinto materno, comunque, è qualcosa di incredibilmente potente: come spinta da una mano invisibile, mi sono diretta in cucina, certa di trovarti lì, e infatti...
Eccoti. Seduta in terra, sghignazzante, le mani e la bocca colanti di una poltiglia rossa e appiccicosa. Pomodoro!!!
Realizzo l'accaduto: con le tue agili manine, hai aperto la confezione e ti sei avventata sui pomodori, spappolandoli e smangiucchiandoli.
Chiamo a vedere la scena i nonni e tuo padre.
- Praticamente ha già fatto la pomarola per domani! - commenta il babbo sorridendo.
Tutto finisce in una bella risata collettiva. 

domenica 8 gennaio 2012

Da dieci giorni...

Da dieci giorni sei di nuovo il caffè del mattino, le lenzuola sfatte, la tv accesa, l'odore della pioggia che mi accoglie non appena apro la porta per uscire, la luce che filtra titubante dalla finestra, il gatto insonnolito e pigro che mi guarda distrattamente dalla strada, lo scontrino della spesa accartocciato nella tasca, la fetta di pandoro sul tavolo di cucina, la calamita a forma di sole attaccata al frigorifero, il rumore dei passettini di nostra figlia, il silenzio della sera quando ci avvolge nel suo dolce torpore... 

Da dieci giorni sei di nuovo tra di noi. Potrei essere banale, dire "E' stata dura", "Abbiamo passato un anno lontani...che eroi", ma è anche vero che la felicità si assapora meglio dopo un po' di lacrime e sacrificio, perciò bando alle lamentele e viva i lieto fine, anche se in ritardo, anche se anti-Mulino Bianco. Nel passato mi sei mancato, ti siamo mancate, certo, ma adesso siamo insieme ed è questo ciò che conta.

Bentornato, marito mio.

Un altro giro sul cavallino

Sabato pomeriggio: la noia la fa da padrona
Tutto il giorno a trotterellare verso la cucina (sperando di poter aprire, non vista, qualche cassetto "proibito"), a prendere e buttare in terra con rabbia i cubetti delle costruzioni, a tentare di ingurgitare le cose meno commestibili (terriccio dei vasi, polvere, reperti di pizza rinvenuti nel cestino della spazzatura), a scovare pericoli mortali in un innocente salotto che di tutto ha l'aria meno che di un vano letale, e a finire di continuo col sedere per terra per aver voluto correre anziché camminare. Incrocio per un attimo il tuo sguardo e capisco tutto: ti stai snervando fino a un punto di non ritorno.
Una telefonata ad un'altra mamma per sentire se il suo piccolo pargolo vuole venire a giocare con te sembra la soluzione a tutti i problemi:
- Pronto, ciao! Come va? Tutto ben...Ah. Capisco. Mannaggia...Allora rimettetevi! A presto!
Abbasso la cornetta con una smorfia di dolore. Mamma e pargolo hanno l'influenza. Dobbiamo passare al piano B.
- Vieni amore, ti metto il cappotto così andiamo a vedere i gattini (tipica scusa con la quale ti convinco a farti caricare sul passeggino per portarti fuori quando ti devo addormentare)
- Miao! - rispondi tu, tutta galvanizzata. 
Strizzo l'occhio a Babbo Ale, come Eva Kant al suo Diabolik dopo aver narcotizzato una vittima. 
- Andiamo...
Lui intuisce subito, si veste rapidamente e ci raggiunge.
Per sfinimento, abbiamo deciso di portarti a fare una passeggiata in centro, sperando che tu non ci guardi più come ci avrebbe guardato Nietzsche mentre pensava "La vita è come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia...". 
I nostri occhi si fermano su un cavallino a gettoni piazzato di fronte a un negozio.
- Amore, guarda! Un bellissimo cavallino! Vuoi fare un giro??
I tuoi strilli di gioia confermano che la risposta è affermativa. Ti prendo e ti monto sul cavallino, inserendo cinquanta centesimi per farlo partire. Mentre sobbalzi sulla giostrina impazzita, io e Babbo Ale ti guardiamo con tenerezza, immensamente felici della tua felicità. 
Il giro, purtroppo, dura un minuto scarso: bum! Il cavallino si inchioda
Implorando un altro giro con la tua tattica persuasiva vincente (occhi sgranati da gattino abbandonato e labbrino tremolante), io e babbo rovistiamo nelle tasche alla ricerca di un' altra monetina da cinquanta centesimi, ma...ahimé, tiriamo fuori un euro, due euro, venti centesimi, dieci centesimi...Tutto tranne quello che ci servirebbe. La tua delusione è disarmante: scoppi a piangere, urli, finché babbo Ale se ne esce con un'idea geniale: tenerti lo stesso sul cavallino fermo e muoverti su e giù come se funzionasse ancora. Il tutto, ovviamente, nell'attesa di trovare un'anima caritatevole che ci possa cambiare le monete. 
Mentre babbo parte alla ricerca di un "aiutante magico" in possesso dei cinquanta centesimi incriminati, io tengo in piedi la farsa della giostra:
- Seeembra fermaa ma in realtà si muove eccomee - ridacchio, mentre tu non sembri molto convinta e mi guardi inarcando un sopracciglio come per dirmi "Non sono idiota".
- Guarda amoreee, come va veloce il cavallinooo - proseguo, dando spettacolo a un paio di passanti che mi squadrano con disgusto, quasi a volermi dire "Brutta spilorcia insensibile, perché non fai partire la giostra per quella povera creatura?? Sono solo cinquanta centesimi! Cosa aspetti, madre degenere??". 
Finalmente arriva babbo agitando trionfante i cinquanta centesimi:
- Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta!
In men che non si dica, il cavallino torna a correre e a nitrire. Tu, riconoscente, ci lanci uno sguardo appagato e adorante che racchiude in sé tutte le risposte possibili alla domanda "Perché vale la pena farsi stravolgere la vita da un figlio?".

venerdì 6 gennaio 2012

Natale col pinguino

Essere genitori significa fare ingresso in un mondo che c'è sempre stato, ma che tu, prima di avere un figlio, nemmeno sapevi che esistesse: il mondo di Pingu, della Melevisione, di Makka Pakka e la sua trombetta, del Postino Pat e del suo gatto Jess, del tenero Dixieland, di Rosie e i suoi amici, di Bear nella grande casa blu che ogni sera dedica una canzone alla sua amica luna...e l'elenco potrebbe continuare ancora a lungo.
Per le feste di Natale, Rai Yoyo ha regalato ai suoi spettatori un corto d'autore veramente commovente: "Natale col Pinguino". Musiche bellissime, una storia che è un vero e proprio inno all'amicizia, un po' di apprensione e di angoscia per il piccolo pinguino sfortunato e, infine, un sospiro di sollievo: l'happy ending, seppur insperato, arriva puntuale e riempie i cuori di speranza.
Una trovata davvero riuscita. Guardate il video e dopo, scommetto, anche i meno romantici si scioglieranno (per me non è stato difficile...).

Un Capodanno speciale

Dieci e mezzo di sera. Io tento di raccontarti una storia per tenerti calma, babbo cerca invano di accarezzarti una guancia, ma tu ancora non ne vuoi sapere di chiudere gli occhi e ti diverti a gattonare sul letto, rischiando varie volte di cadere in terra.

Undici di sera. Sembri stanca, ma a quanto pare non lo sei ancora abbastanza, perché commenti la favola di Cappuccetto Rosso che ti raccontiamo io e babbo con la verve di un cronista sportivo:
Voce narrante materna: "Ed ecco che Cappuccetto arriva nel bosco e trova il lupo...Il lupo le fa"
Voce narrante paterna (lievemente ingrossata): 'Ciaooo bella bambinaaa'
Voce fuori campo (tua): "Ao! Ao!"
Voce narrante paterna: "Cosa fai di belloo?"
Voce narrante materna (decisamente camuffata, come se avessi appena inalato dell'elio): "Vado dalla mia nonnaaa"
Voce fuori campo (tua): "Gnogna!"

Undici e mezzo di sera. Il temuto momento delle "testate a sorpresa" è arrivato. La prima vittima è tuo padre, che si avvicina fiducioso per darti un bacino e viene immediatamente colpito in pieno volto, sul naso.
Ululando di dolore, volta la schiena, mentre io, consapevole di essere la prossima vittima, prendo precauzioni premendomi un cuscino sul viso.
La testata arriva comunque, dritta sulla fronte, e riesce a farmi male nonostante lo "scudo" in piuma d'oca.
Il 2012 è alle porte, e io e tuo padre ne stiamo prendendo di santa ragione. Si prospetta proprio un bell'inizio dell'anno!

Undici e cinquantacinque. Dopo un'ora e mezzo di lotta, ti sei finalmente arresa. Riversa a pancia in giù sul letto, ti lasci massaggiare il pancino da me mentre babbo ti accarezza la testolina morbida.

Undici e cinquantasei..."Certo che come inizio dell'anno non è affatto male: qua sul letto accanto alla nostra creatura che tra pochi giorni festeggia il suo primo compleanno..."
Undici e cinquantasei..."L'anno scorso avevo una pancia enorme e cominciavo a non vedere l'ora di conoscere la mia bambina, e adesso eccoci qua. Meraviglioso."
Undici e cinquantasette..."Chissà dove saranno i miei amici, a quest'ora. Staranno per stappare lo spumante, a mezzanotte le coppiette si daranno il fatidico bacio sotto il vischio...Già, il vischio. Dov'è che l'ho visto? Attaccato alla porta? Mh, adesso vado a vedere. Tanto lei dorme."
Undici e cinquantotto..."Ecco il vischio. Lo metto qua accanto, tra due minuti ci servirà. La Pati è nel mondo dei sogni, adesso la metto nel suo lettin...No, dai, aspetto almeno mezzanotte".
Undici e cinquantanove..."Un minuto al 2012. Oh, s'è addormentato anche Ale. Ah no, ecco che si risveglia."

MEZZANOTTE.
Prendo il vischio, lo metto sopra le nostre teste e bacio babbo Ale. Fuori scoppiano i petardi, esplodono le risate, c'è molto rumore.
Nel mio cuore, nel silenzio della stanza, esplode una gioia incredibile: io, Ale e la nostra piccola. Insieme.
Io e babbo ci guardiamo, ti adagiamo sul tuo lettino, ti guardiamo mentre dormi e, sospirando, ci stringiamo forte. 
Il Capodanno più bello della nostra vita.