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martedì 26 febbraio 2019

Principessa triste

Un tempo, molto lontano per fortuna, me la prendevo se vedevo una bella ragazza e le cercavo mille difetti, mille imprecisioni.
E queste labbra sono troppo gonfie, sicuramente ha fatto il botox, e queste gambe sono photoshoppate, e il viso è volgare, e gli occhi sono piccoli...
La fiera dell'inutilità, della pochezza.
Ero io ad essere volgare, in questo modo.
Volgare e più brutta, e non sono poi una brutta donna, ho ovviamente i miei difetti ma dagli uomini sono sempre stata considerata di tutto rispetto, forse per merito della mia magrezza e dell'altezza, o dei lunghi capelli selvaggi.

Comunque, ho iniziato a voler molto bene di istinto, anche senza conoscerle, alle donne bellissime che incontro per strada, perché adesso mi metto nei loro panni. Da quando sono mamma, devo combattere contro l'invidia delle compagne di mia figlia, che è una bellissima bambina e per questo viene presa di mira.
Essere belle non è una colpa, la colpa è essere invidiose, o forse è solo un limite, una debolezza, una confessione di inferiorità.
Ieri alla festa di Carnevale eri molto carina, vestita da principessa, avevi occhi stellati e voglia di divertirti.
Non appena sei entrata nella stanza della festa, hai visto subito qualcosa che ti ha turbata, e sei rimasta lì, in piedi, come paralizzata.
- Siediti, dai, è bella la festa! - ho sorriso cercando di smorzare la tensione, ma tu eri già entrata in una coltre di ovatta, gli occhi pieni di lacrime e lo sguardo terrorizzato.
- Mamma, non mi piace questa festa, andiamo via ti prego - hai farfugliato mentre il terrore ti serrava la gola.
Mi sono guardata intorno e ho visto la famosa bulla con la sua amichetta 'braccio destro', e allora ho capito tutto.
Tu a quella festa non ci vuoi stare perché ci sono loro!
Ormai scoppiata in un pianto dirotto, hai iniziato a tremare, abbracciandomi.
- Tesoro, non ti preoccupare, non succede niente, divertiti insieme ai tuoi amici - ti ho sussurrato con tenerezza, mentre F. e G. iniziavano a preoccuparsi delle tue lacrime e della tua paura di entrare nel cerchio con gli animatori.
I tuoi amici maschi, per fortuna, vedono sempre.
Le femmine, non si sa bene perché, sono cieche e ridanciane.
- Certo che vi divertite veramente male - ho esclamato guardando fissa negli occhi una delle due bambine.
I maschi si sono avvicinati a te per capire meglio, allora ho capito meglio (e magari anche tu) che non bisogna avere paura di mostrare le proprie emozioni, difendersi è un diritto e un modo per uscire dagli incubi che spesso crea la cattiveria umana.

Tornata a casa, prendi un pacchetto di stelle filanti e le lanci sul pavimento, immergendoti con rabbia e gioia in una nuvola color arcobaleno.
Sembri libera, finalmente.

La sera, mentre ti spogli, noto sul braccio una chiazza, un livido violaceo, segno di strattonamento.
Con uno sguardo, senza dire una parola, chiedo spiegazioni, tu rispondi 'Non ricordo, ho sonno'.

Il bullismo femminile (isolare, deridere, non salutare, ignorare, danneggiare) è reato.
Restare ciechi di fronte al panico di un figlio e ad un livido sul braccio è una scelta che un genitore non farà mai.

mercoledì 6 febbraio 2019

La risposta

Forse ho capito perché, ad un certo punto, in un momento non preciso, forse da sempre, forse da oggi, forse da ieri, forse dopo una frase, un sogno, un sorriso o una carezza, ci si innamora.

Ci si innamora quell'unica volta in cui, nudi l'uno di fronte all'altra, ci sentiamo futuri peccatori nel paradiso terrestre.
La nudità, naturalmente, è quella dei nostri pensieri, delle nostre paure, delle fragilità che da sempre cercavamo di nascondere.
Il peccato, prima di essere carnale, è mentale. Ci scambiamo le paure e ci cloniamo i gesti, ripensiamo con tenerezza alla violenza con cui quel viso ci ha invaso prima il cuore e poi gli occhi.

Da quel momento diventiamo un NOI e scopriamo che tutto questo è quello che aspettavamo.

Il segreto sta nel tornare Adamo ed Eva. E accade veramente solo una volta.

Senza filtri

Pensieri storditi di un' innamorata introversa.

Amo tutto di te.
Amo il fatto che sei finalmente riuscito a dirmi ciò che provi per me, amo i tuoi gatti, le tue mani, i tuoi occhi da micio e i tuoi sorrisi improvvisi.
Amo le cose che mi hai insegnato, ad esempio i segreti delle meduse e la bellezza di avere un amico immaginario fatto coi pezzi di Lego.
Amo il fatto di amarti, e questo è ciò che ha scatenato una tempesta dentro di me. Sentire che quei moti del cuore erano per te, che succedeva soltanto quando c'eri tu vicino.

Non so esattamente quando è scattata la molla, forse quando mi hai fatto la sorpresa di arrivare di corsa fino al salotto di casa mia spalancando la porta e mi hai detto 'Andiamo ai giardini?' e io in una frazione di secondo avevo già le scarpe ai piedi e facevo le scale tre a tre per scendere più velocemente.
Forse, invece, è successo quella sera alla festa di giugno in piazza, la testa mi girava fortissimo e ballavo da mezz'ora intorno ad un palo senza nemmeno rendermene conto. Appena ho realizzato che ero lì, ho capito che lo stavo facendo perché ero felice, e mi sono chiesta il perché, e ho trovato la risposta guardandoti negli occhi.
Mi stavi già guardando, seduto sui gradini della yogurteria, e io mi stavo innamorando.

Non ho mai avuto paura di provare amore, o forse sì ma solo nei primi attimi, però...voglio svelarti un segreto: una natura introversa e silenziosa come me non ha paura dell'amore, sarà più probabile sentirmi urlare 'Ti amo' che 'Ciao, a presto'. Ti spiazzeró con la mia follia, anche se il vero matto, ammettilo, vuoi essere tu.

Via libera ai cuoricini sul diario, agli abbracci che un po' ti stritolano e un po' ti salvano. Non negarlo, nei miei abbracci ti senti al riparo. Ti senti a casa.

Sono una ragazza di poche parole ma so dire 'Ti amo' e non è colpa dei film o delle canzoni.
Sei più affascinante tu, con quel segreto nascosto in fondo agli occhi, l'aria inaccessibile, una mano stesa a proteggere il cuore e l'altra che mi porge la chiave per aprirlo.

Io sono la rappresentazione classica, narrativa, figurativa dell'amore, tu ne sei la filosofia. Io sono un dipinto del cuore, tu sei la scienza che tenta di spiegare come funzionano i suoi ingranaggi.
Io, a forza di dedicarti battiti, li ho inceppati tutti.

E, ti dirò di più, a me vai bene anche così con i tuoi segreti, tanto ormai sono arrivata troppo in profondità per non conoscerli.

I love you. Ti amo. Ti voglio bene.
Fanne tesoro di queste frasi, mi sento libera quando le dico, e non sono mai stata così tua come quando fingi di non ascoltarmi o ti fai schermo con le braccia.
È proprio in quei momenti, che so per certo che mi ami.

Odio et amo

Pensieri sconnessi di un innamorato:

Che senso ha camminarti distante, lasciare che tutti pensino che abbiamo traiettorie diverse, se poi non faccio altro che rincorrerti con gli occhi?

Che motivo c'è di nascondermi dietro a questa finta indifferenza quando vorrei solo che quelle braccia tu me le stringessi al collo ancora più forte, quasi fino a stritolarmi, quasi fino a sovrapporti a me?? Non esiste confine tra il mio corpo e il tuo, siamo la stessa cosa.

Tu credi di conoscermi del tutto, in realtà ci sono tante cose che ancora non sai: sono timido, ho paura delle mie paure, l'amore è al primo posto tra i miei incubi peggiori perché mi fa sentire troppo fragile, troppo lontano dalla maschera che mi sono costruito per non essere deriso. Invece tu mi hai denudato, e per questo ti amo e ti odio allo stesso tempo, anzi...Non posso non odiarti, odio il mio amore innocente per te, odio il fatto che, senza costringermi, mi spingi ad amarti ogni giorno di più e soprattutto sai cosa odio?? Odio pensare che non ho mai, mai avuto nessun motivo per odiarti.
Odio le emozioni che mi dai anche solo parlandomi della tua gatta, di quando rovescia i sassi della lettiera, e se, stanca di essere così carina, fai una sola smorfia per diventare brutta io continuo a vederti bella. Odio tutto questo.

Odio i sogni che mi fai fare di notte, odio la tua tenerezza che scioglie il cuore e fa tremare le mani, odio i cuoricini che mi lasci al margine delle pagine dei libri di scuola perché è la prima volta che, prima di prendere la gomma, faccio copia-incolla in un angolo del cervello e poi li cancello, in un gesto che non faccio per me ma per la dignità. Ma quale dignità, poi??

Odio il fatto di essere ancora così piccolo e di avere già una mente riflessiva, malinconica, matura, che si sposa male con l'immagine scanzonata e ribelle che voglio offrire al mondo rinnegando me stesso. Gli amici ridono, se mi vedono senza armatura. E allora mi invento un mondo dentro, al riparo dalle loro risa. Nessuno sa cosa ho disegnato per me e per te in quel mondo segreto. Devo pensarci su, ma forse un giorno ti ci porterò.

Odio la tua intelligenza, odio le tue battute ironiche, odio riconoscermi in te e in tutto quello che dici o fai, compreso accarezzare i gatti che trovi per strada.

Odio i segreti che confessi alle amiche, odio i segreti che io tengo dentro e che non scrivo se non su piccolissimi pezzi di carta che a volte strappo e a volte conservo in posti che solo io conosco.
Odio il fatto di odiarli, perché se mai tu li leggessi mi ameresti di più e sarei persino più felice di adesso.

Odio la leggerezza straordinaria con cui mi dici 'Ti amo', a me che poi queste due parole suonano persino vuote. Le hanno inventate così brevi apposta per far prima, per togliersi il pensiero, per levarsi il peso e subito dopo tornare alla vita di sempre, come 'Mamma, pappa' o 'Babbo, nanna' .
TI AMO.
Quando le dici, per un attimo mi domando se mi prendi in giro oppure no.
Hai ragione, te le ho dette anch'io ma solo perché sembrano farti tanto contenta, più contenta della mia presenza stessa.

Odio il fatto di amare ogni momento passato con te, di guardare l'orologio esclamando 'Quand'è che torno a casa?' e dentro di me sperare che il tempo diventi cemento e si rapprenda su di noi.

Questo sono io, questo so che sai che so di essere e questo sarò, a meno che la tua risata non mi rincoglionisca completamente, e allora...


venerdì 1 febbraio 2019

Niente, tutto.

Uscita di scuola. Il freddo mi gela le mani, le nascondo in tasca e aspetto con impazienza il suono della campanella.
Davanti al portone della scuola noi genitori siamo sempre tutti un po' stanchi, affamati, svogliati, indolenziti, mentre voi bimbi, quando uscite, ci riportate il sorriso con le vostre piroette nel prato, e questo è vero soprattutto quando è tarda primavera e il sole bacia i vostri volti spensierati. D'inverno, invece, dobbiamo spesso scappare via sotto gli ombrelli, nemmeno il tempo di finire una frase, fare una corsa tra l'erba o nascondersi dietro un albero e fare uno scherzo al migliore amico.
Ma...se il cuore trabocca di gioia, ecco che la pioggia non esiste nemmeno più, è sempre estate, e il mondo è talmente bello e ammiccante che verrebbe voglia di salire su una scala immaginaria e abbracciarlo dal Polo Nord in giù.

Eccoti.

Davanti al portone mi scivoli accanto, mi passi lo zaino-trolley e corri a perdifiato lungo la discesa accanto a una tua compagna che trasuda la tua stessa felicità.
In un lampo capisco: in classe siete le due principesse innamorate (corrisposte dai rispettivi principi), agite entrambe in nome di quel demone buono che vi fa saltare, sgambettare, ridere senza un motivo, cancellare le nuvole dal cielo e dipingerci sopra un arcobaleno grandissimo.
Ti lanci verso il parcheggio, poi di colpo ti fermi e ti volti verso la salita.
- Ma io...devo tornare indietro - sussurri, come sospinta da quel solito vento seducente e birichino che quando arriva ti fa letteralmente sbandare.
- Cosa hai dimenticato? - chiedo.
- Niente. Tutto.
Senza capire il significato della tua risposta, ti guardo mentre risali lungo la stradina che porta alla scuola. Arrivi a metà, poi ti blocchi e resti lì a guardare nel vuoto.
- Ciao, perché torni a scuola? Hai dimenticato i libri? - ti chiede la mamma di un compagno.
- Nono - farfugli con imbarazzo.
Nel frattempo cerco di rimettere assieme le tessere di questo enigma e...arrivo alla soluzione.
- Cerchi per caso F. ?
Il tuo sorriso sognante non lascia dubbi.
- Volevo restare a giocare con lui, era ancora lì ad aspettare che qualcuno arrivasse ma ora ho visto che non c'è più, forse è arrivato il suo babbo a riprenderlo.
- Caspita, ma potevi dirlo subito, sembrava che tu volessi tornare in classe da quanto ti piace la scuola!!!
- Seee! Figurati se è per la scuola! - ridacchi arricciando il nasino.
- Comunque andiamo, è ora di pranzo.
Sulla discesa incontriamo di nuovo la tua compagna che in questo periodo ti capisce più di chiunque altro.
Stessi saltelli, stesse risatine, stessi urletti di gioia, stesse corse sulle pozzanghere. Arrivate davanti alla fontana vi mettete a fare uno strano balletto canticchiando e ripetendo stupite 'Ma che ci succede???'.
Questo sussulto del cuore vi ha unite, quando vi guardate noto che c'è complicità, perché solo voi sapete cosa vi fa agitare così.
Vi rincorrete per un po' intorno alla fontana e poi vi accasciate a terra senza nemmeno preoccuparvi di sporcare il giacchetto.
La tua amica, col fiatone, si siede accanto a te sul bordo della vasca, ti sorride e, togliendosi un ciuffo di erba dal giacchetto, ammicca:
- Prima sei tornata su per la salita: cosa hai dimenticato in classe?
Tu scoppi a ridere e lei, di rimando:
- Ahhhh, ho capito!!!

Ci salutiamo e, prima di attraversare la strada, mentre sgambetti e dondoli in qua e là inciampi e finisci dentro un cespuglio, ma ti rialzi subito ridendo a squarciagola.

Tutto chiaro: a scuola, poco fa, avevi dimenticato il cuore.