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martedì 13 novembre 2018

Quel vizio chiamato tristezza

Questo pensiero non è dedicato a te, piccola mia, poiché per carattere non hai mai corteggiato il dolore, piuttosto te ne sei sempre tenuta alla giusta distanza, un po' come chi attende il treno facendo attenzione a non oltrepassare la linea gialla.
Una bella fortuna, Pati, in questo mondo di aspiranti vittime che si crogiolano nella sofferenza e la chiamano 'amore'.
La tristezza, la disperazione, il male di vivere possono diventare vizi, come diceva Flaubert. Erbacce che crescono nel nostro giardino e soffocano i primi germogli dei bellissimi fiori colorati che vorrebbero addolcire il prato della nostra vita, ma spesso siamo noi a non curare il giardino e a chiamare 'piante ornamentali' quelle erbe tossiche e spinose che allargano lentamente i loro tentacoli e ci strappano via gioia e speranze.

Se il male ci cerca, non facciamoci trovare.

Non diamo la caccia alle illusioni; l'amore non deve essere un inseguimento, ma una delicata danza dove i corpi si attraggono e le menti si abbracciano.
Se una persona non è convinta di stare con noi, significa che non siamo noi a occupare il sedile accanto a lei.

Non è il nostro volo.

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