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mercoledì 7 marzo 2012

Una cozza attaccata al suo scoglio

Reduce dal subdolo vaccino "morbillo, parotite e rosolia" i cui effetti si fanno sentire solo a distanza di una settimana circa, sei pallida, assonnata, mangi controvoglia, intoni lamenti strazianti, ti rotoli in terra mugolando, non sembri neppure più la stessa Pati.
Una mamma può resistere mezza giornata, un giorno intero, mettiamo pure un giorno e mezzo (seppure stringendo i denti e ripetendo come un mantra "Tutto passa, tutto passa, domani è un altro giorno", parafrasando il Rossella 'O Hara pensiero), ma allo scadere dei due giorni di abbrutimento "post-vaccino" l'istinto di protezione ha il sopravvento su tutto.
Il secondo giorno di agonia non ne vuoi sapere di addormentarti dopo pranzo, sembri posseduta e ti contorci roteando gli occhi come la bambina de "L'esorcista" mugolando "Oioi...oioi...oioi..." (tipica espressione toscana di dolore, comunemente usata dagli anziani per lamentarsi dei loro acciacchi). Dopo averti sentita piangere per un'ora e mezzo di seguito come facevi quando avevi due mesi ed eri in preda alle colichette, ti ho sollevata dal passeggino, ho preso una coperta, ti ci ho avvolta come un neonato di poche settimane, mi sono semisdraiata sul divano, ho appoggiato la tua testolina sul mio petto, ti ho cullata canticchiando una sorta di ninna-nanna strascicata, ho chiuso gli occhi e ti ho tenuta così da mezzogiorno e mezzo fino alle due, senza muovermi di un centimetro per paura di svegliarti. Verso l'una e mezzo, nonna Laura è venuta a chiedermi se avevo fame e le ho risposto sussurrando "Sì, ma non posso e non voglio muovermi di qui". Nonna Laura, che è pur sempre mia mamma come io lo sono di te, ha avvertito forte forte il desiderio di proteggere sua figlia e mi ha portato il pranzo imboccandomi mentre io continuavo a dondolarti e a tranquillizzarti.
Ecco, lì ho capito meglio cosa significa "amore materno": rinuncia (non avrei neppure mangiato se non fosse stato per nonna Laura che mi ha portato il cibo davanti al divano), istinto primordiale (provato anche da tua nonna vedendo me, sua figlia, intenta a fare lo sciopero della fame seppure in nome di una giusta causa), annullamento delle proprie esigenze di fronte a quelle di un figlio, una tenaglia stretta intorno al cuore quando il figlio esprime anche un minimo malessere.
Lì, con te sul mio petto, ero come una cozza attaccata al suo scoglio, un'edera incollata al tronco di un albero.
Io. Te. La forza dell'amore che straripa come un fiume in piena, l'incapacità di ascoltare il tuo dolore, le orecchie che fanno male mentre tu piangi di quel pianto sommesso che solo febbre o tristezza possono provocarti.
Tu, il mio piccolo pesciolino che sbatte le pinne per riprendersi e tornare a sguazzare nel mare, il mio gattino intirizzito e bagnato fradicio che cerca riparo di notte, sotto un portone, durante un temporale.
Ti amo, piccola mia e, come cantava Battiato, "(...) sei un essere speciale ed io/avrò cura di te". 

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