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mercoledì 29 febbraio 2012

Tragicomiche avventure al supermercato

Un ventoso pomeriggio di fine gennaio tu, nonno Puma e nonna Laura (babbo è a lavoro) andiamo all'Ipercoop a fare la spesa. Arrivati al reparto di elettronica, io e te ci allontaniamo dai nonni per fare un giro del supermercato.
Perspicace come al solito, subito intuisci che il reparto "frutta e verdura" non offre poi molte attrazioni per i bambini, ma quando entriamo nella zona "giocattoli" ti illumini. Di colpo, spalanchi gli occhi, emetti un cinguettìo estasiato ed esclami "KITTAAAAAAA!!!!!" indicando uno scaffale. Girandomi, capisco tutto: davanti a me, la sagoma della gatta più popolare tra le bambine, quella che riesce a sorridere pur essendo sprovvista di bocca: Hello Kitty.
- Ah, ma guarda guarda, rieccola! - ridacchio nervosamente, constatando che è la centoventesima volta da quando sono entrata nel negozio che vedo una "Hello Kitty" e questo è l'unico reparto dove finalmente ha un senso trovarla (nel reparto "merende e snack" davvero non me la sarei mai aspettata, eppure la sua testa "formato televisore" mi attendeva, beffarda, su un pacchetto di patatine).
- Mamma! Kitta! - tuoni, guardandomi con aria truce. So bene che cosa vuoi che io faccia, ma a tutto c'è un limite. Eh no, stavolta niente Hello Kitty. Un altro pupazzo con la sua faccia no e poi no, non voglio svegliarmi con gli incubi come stava per succedermi con la bambola "Mamma".
- No, amore, Kitta ora no - chioso con garbo.
- Mammaaaa...Kittaaaa...
"Gli occhi a cerbiatto sono un'arma potente. Non devi guardarli, non devi guardarli. Ignorala, mamma, ignorala" mi suggerisce una saggia vocina interna.
- Mamma!Kitta!Gnò? Pù. Kitta pù. (traduzione: "Mamma, dai, comprami Hello Kitty...No? Non c'è più, la mia Kitty? Non c'è più. Vabbè, mi arrendo.")
Velocemente, approfitto della tua resa e scanso il reparto giochi, infilandomi in quello delle creme depilatorie, dei dentifrici, delle salviette, etc.
Uhhh. Scampato pericolo. Nessuna traccia di Hello Kitty, qua. Rifugio sicuro.
Tu cammini su e giù per il reparto nervosamente, hai una  strana luce nello sguardo. Ormai ti conosco: quel guizzo negli occhi è pericoloso, trasuda desiderio di vendetta.
In un balzo, ti proietti sugli scaffali e, a braccio teso, inizi a tirare giù tutto ciò che ti capita a tiro: assorbenti, creme per il viso, matite per occhi, dentifrici, colluttori, saponette, ciglia finte...
- Pietà! Fermati! - esclamo, sbiancando.
Per terra, giacciono inermi i cadaveri di alcune creme antirughe e lozioni per capelli. 
Come se non bastasse, afferri una saponetta, fortunatamente impacchettata, e urlando come Tarzan la lanci dallo scaffale fino quasi alla cassa, come un cowboy lancerebbe un boccale di birra sul bancone di un saloon.
A fatica, riesco a recuperare l'innocente saponetta rimasta miracolosamente illesa, staccarti dallo scaffale e rimetterti nel carrello. Mentre decido di approfittare della sosta al reparto per procurarmi un nuovo dentifricio, tu tiri fuori dal carrello una gambina e inizi a farla penzolare, con aria divertita.
- Mamma? Kitta!
Non te ne sei dimenticata. Ecco la triste verità.
- Amore, Kitta ora no.
La gambina adesso non penzola più, ma si ancora saldamente al carrello. In un attimo, sei in piedi, pronta a buttarti di sotto. 
Trasalendo, ti prendo subito in braccio e ti metto in piedi accanto a me per farti giocare un po' con i dentifrici sotto il mio controllo. Magari, in questo modo, dimentichi pure Kitty, chissà...
Arriva una ragazza e posiziona il suo carrello vicino al nostro. Tu, pescando da un altro scaffale, afferri due o tre cose a caso e gliele infili nel carrello.
- Mi scusi signora, mia figlia è molto vivace - intervengo, riprendendo la roba che le hai appioppato: un pacchetto di assorbenti interni, due o tre creme anti-età e due scatoline colorate con scritte decisamente esplicite: "Long pleasure" e "Double pleasure". 

Un'ora dopo, in macchina, quasi arrivati a casa:
- Mamma...Kitta...
- Sì, amore. Kitta.
Trionfante, abbracci la tua gatta senza bocca e ti avvicini alla mia guancia, schioccando un timido bacino.
Ruffiana, penso, ce l'hai fatta, alla fine.  
Ma quanto mi fa stare bene quella gioia nel tuo sguardo...

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