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martedì 31 gennaio 2012

Nobel per la Pace

Il primo prototipo di ciuccio in gomma fu brevettato nella prima metà dell’Ottocento circa

Il ciuccio, detto anche "succhietto", "tettarella", oppure "aiutante magico dei genitori con alle spalle tre ore scarse di sonno", è sicuramente frutto di una mente geniale (sfido qualsiasi genitore a pensare il contrario).
Dovunque vada, c'è un padre o una madre subito pronto ad esclamare, gli occhi alzati al cielo "Ooooh, il ciuccio, benedetto sia chi l'ha inventato", "Se non ci fosse il ciuccio, chi dormirebbe più la notte?", "Santo ciuccio" e così via, in un crescendo di entusiasmo.
Tu, avendo potuto "prendere il seno" per un mese soltanto, sei legatissima al ciuccio, ma in modo responsabile: decidi infatti, in completa autonomia, quando usarlo e quando invece toglierlo per poi magari riprenderlo dopo un paio di ore. Il ciuccio è la tua valvola di sfogo: lo mordi nervosamente, quasi a volerlo staccare a pezzi, quando stai mettendo un nuovo dentino (si può riscontrare, in questo frangente, una copiosa salivazione stile Boxer e l'emissione prolungata della consonante "m" come ad intonare una litania), oppure può diventare il tuo alleato quando non hai voglia di comunicare col resto del mondo e desideri isolarti come un vecchio eremita per abbandonarti lentamente tra le braccia di Morfeo (in questo caso si verificano le seguenti condizioni: insolito silenzio, sguardo fisso verso il basso, corrucciato, immobilità preoccupante e, talvolta, vocalizzi "ad libitum sfumando").
Altri utilizzi del tuo amato ciuccio non mi vengono in mente adesso, ma una cosa è certa: grazie a quel piccolo oggetto di gomma, anche i poveri genitori usurati dalla stanchezza e dallo stress tornano per un momento a respirare.
E allora, come ha saggiamente suggerito tuo padre, l'inventore del ciuccio merita un premio speciale:
il Nobel per la...Pace.

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