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lunedì 24 ottobre 2011

Il canto della megattera

Da qualche giorno hai iniziato a cantare. Sì, hai letto bene, e hai anche una voce incantevole: intonata, melodiosa, armoniosa.
D'altra parte, non poteva essere diversamente: al secondo mese di gravidanza ho fatto un concerto, al terzo mese un'altra serata col gruppo, al quinto mese mi sono sposata e per il matrimonio ho cantato tutta la sera per gli invitati,  infine all'ottavo (quando ero ormai una pancia ambulante) ho fatto la mia ultima comparsa sulle scene cantando solo tre brani, per giunta piuttosto soft (a 32 settimane l'udito del feto ha ormai completato il suo sviluppo, dallo spavento tu avresti cominciato a muoverti come una biscia e io avrei rischiato di partorire sul palco). Un giorno potrai dire: "Quando ho calcato il palcoscenico per la prima volta ero ancora un embrione", e nessuno commenterà che stai esagerando.
Dopo tutta questa serie di esibizioni, comunque, non mi sarei per niente sorpresa nel vederti nascere con un microfono in mano e una Gibson Les Paul a fianco.
Ma torniamo alla situazione attuale: allo scoccare dei tuoi dieci mesi canti divinamente.
Nonno Geggio, deliziato dalla tua vocina in pieno stile "Zecchino d'Oro", ha paragonato le tue performances al canto della megattera, un cetaceo misticeto che intona sempre la stessa melodia, una serie di vocalizzazioni con gradazione dal basso verso l'alto con aumento di frequenza.

Ringrazia pure tuo nonno se adesso in casa, per tutti, sei diventata "la Megattera".


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